Il linguaggio tecnologico proviene dall’uomo che ne decreta il verbo e le successive coniugazioni
Comprendere la tecnologia significa sfruttare questo linguaggio.
L’interazione avviene in una zona di scambio informativo tra noi e la macchina, zona che per mezzo di azioni mirate ci permette di guidare il suo potenziale verso le nostre richieste.
Il dizionario delle macchine viene controllato da chi decreta la loro funzionalità: le tecnocrazie.
Ogni macchina riflette con il passare del tempo una reazione un'inflessione nel suo linguaggio un deterioramento nel suo comportamento programmato.
Il danneggiamento di un circuito può alterare il linguaggio della macchina, la nostra educazione tecnologica ci spinge a riscontrare un’errore nella sintassi di quest’ultima, cercando di ritornare tramite riparazioni al suo linguaggio base.
Il mio interesse si muove verso un' interpretazione di questa dislessia tecnica, osservando la fase degenerativa della macchina come libertà comportamentale, esperienza e nuova fase relazionale.
Esiste una Tecnocrazia meccanica di cui diveniamo imprescindibile ingranaggio, selettiva nei confronti di qualsiasi alternativa che non sia “ tecnicamente ” correlata ad essa, un sistema che comporta confini_espressivi, compromettendo possibili chiavi di rilettura Impiego è questa stessa definizione a sollecitarci nell’assunzione di un ruolo, per noi pianificato.
Un disegno invalicabile, perchè incentrato sul nostro essere sfruttatori (passivi) dei sistemi.
I fondamenti etici, sociali e comportamentali in cui veniamo coinvolti sono la ragione stessa che immobilizza il nostro essere interattori autonomi e conseguentemente la nostra comunicazione nei confronti dei sistemi tecnologici